Tutto quello che c’è da sapere sull'abbronzatura
Io sono un patito del sole. Mi piace diventare via via sempre più scuro ed in passato ho fatto diversi errori nell'intento di un'abbronzatura perfetta. Perciò volevo fare un po di "luce" sul sole ed i suoi effetti.
Se possiamo abbronzarci, è grazie ad una particolare
cellula presente nel livello più profondo dell’epidermide, lo strato basale. Il
suo nome è melanocita e la sua attività principale è produrre melanina: questa
proteina è un pigmento naturale ed è responsabile del colore non solo della
nostra pelle, ma anche di iride, peli e capelli; inoltre, quando viene colpita
dai raggi ultravioletti, ne assorbe l’energia. Si tratta pertanto di una specie
di schermo naturale di cui ognuno è dotato: più si è scuri, più si è resistenti
al sole.
Questo schermo, tuttavia, non può sostituire le creme
solari. Quando siamo al sole, la nostra cute reagisce in due modi. La
componente A dei raggi ultravioletti (quella meno pericolosa) colpisce la
melanina già presente nella pelle e la ossida, scurendola in breve tempo:
l’effetto si nota a vista d’occhio, ma non garantisce maggiore protezione nei
confronti del sole.
Quando i più potenti UV arrivano ai melanociti, invece,
li stimolano a produrre una maggiore quantità di melanina (si pensa questo
avvenga come reazione al danno genetico provocato): in questo caso, si tratta
di un processo più lento che richiede qualche giorno per manifestarsi e che
rende più efficace la nostra difesa naturale contro i raggi solari.
Una pelle di tutti i colori
Ognuno ha il suo caratteristico colore: c’è chi ha una
carnagione olivastra, chi invece è bianco come il latte, vi sono persone che si
scottano molto facilmente, mentre altre sono più resistenti, senza contare poi
quanto sia diverso il colorito tra caucasici e afroamericani. Queste differenze
dipendono dalla quantità di melanina presente nell'epidermide, poiché il numero
di melanociti è costante per ognuno di noi – ce ne possono essere oltre 2000 in un millimetro
quadrato di pelle –, ma ognuno di loro produce più o meno melanina.
In particolare, esistono due tipi di melanina: quella
scura (eumelanina) e quella rossastra (feomelanina). Nelle persone brune
prevale la prima, mentre nei rossi la seconda. E nei biondi? Nel loro caso c’è
un mix di entrambe. A seconda delle diverse tipologie di pelle, si può avere
una classificazione che determina il rischio di scottature per ciascuno di noi:
Fototipo 1 Corrisponde a carnagione molto chiara,
lentiggini, capelli biondi o rossi, occhi a loro volta chiari. La persona con
questo fototipo è estremamente sensibile al sole, si scotta immediatamente con
l’esposizione al sole e non si abbronza quasi mai; deve pertanto evitare
l’esposizione diretta al sole e usare creme con fattori di protezione molto
alti.
Fototipo 2 Anche in questo caso la carnagione è chiara,
come gli occhi, spesso con lentiggini, i capelli sono biondi o castano chiaro.
Le scottature arrivano con facilità, mentre è difficile che ci si abbronzi. è
vivamente consigliato, quindi, usare creme molto protettive ed esporsi al sole
con cautela.
Fototipo 3 Caratteristiche distintive sono i capelli
castani, gli occhi chiari o marroni, la carnagione bruno-chiara. La persona con
questo fototipo si scotta, ma riesce ad abbronzarsi con facilità. È
consigliabile usare un fattore di protezione medio-alto.
Fototipo 4 Corrisponde a capelli castano scuro o neri e a
occhi scuri, mentre la carnagione è olivastra o scura. È raro che si scotti e
questo fototipo si colora piuttosto facilmente, ma è meglio usare sempre una
protezione medio-alta.
Fototipo 5 Caratteristici sono i capelli neri, gli occhi
scuri e una carnagione bruno-olivastra. L’abbronzatura sarà intensa ed è
consigliata una protezione media.
Fototipo 6 Anche in questo caso capelli e occhi sono
scuri, mentre la carnagione è nera. Ci si scotta con estrema difficoltà e può
bastare una protezione media.
Cosa significa scottarsi
Se ci siamo scottati al sole, significa che non abbiamo
messo abbastanza crema solare e che la melanina nella nostra pelle non è stata
in grado di assorbire tutti i raggi ultravioletti che l’hanno colpita. In
sostanza: è uno dei modi con cui la cute reagisce al danneggiamento del DNA
nelle cellule.
Alcune volte questi danni genetici (mutazioni) possono
essere riparati, altre volte la cellula è destinata a morire o si trasforma in
cancerosa. Con la scottatura le cellule “lanciano un grido d’allarme”: dopo due
ore dall'esposizione possono comparire infiammazione (eritema), gonfiore
(edema) e bolle, il dolore più intenso si ha tra le sei e le quarantotto ore
successive, ma la bruciatura potrebbe continuare a dolere fino a settantadue ore
dopo. A seconda della gravità e dell’estensione della bruciatura, si possono
accusare anche nausea, febbre, brividi di freddo, mal di testa e in questi casi
è necessario rivolgersi a un medico.

Dopo qualche giorno, la pelle inizia a spellarsi: le
cellule morte saranno sostituite da altre appena maturate, secondo quello che è
un naturale processo di rinnovamento e per il quale non si può fare molto. Per
questo è meglio non strappare i brandelli, rischiando di esporre cellule ancora
fragili, ma attendere che cadano da soli.
I tumori della pelle
La nostra pelle è un vero e proprio organo e svolge
diverse funzioni, come per esempio difenderci dall'esterno, regolare la temperatura, evitare l’evaporazione e consentire il
tatto, perciò bisogna averne cura, prestando particolare attenzione nei
confronti del sole. I raggi ultravioletti sono in grado di penetrarle in
profondità e non solo possono farla invecchiare prematuramente, ma anche
danneggiarne il DNA e innescare lo sviluppo di tumori maligni.
Ecco i principali tipi di cancro della pelle che
possono essere causati dal sole:
Melanoma – È il tumore più conosciuto e pericoloso. Come
dice il nome, colpisce i melanociti, le cellule responsabili della produzione
della melanina e può interessare sia la pelle integra sia un neo (o nevo)
melanocitico. I nei scuri, infatti, non sono altro che un concentrato di
melanociti e chi ne ha molti ha maggiori probabilità di contrarre un cancro
cutaneo e deve, quindi, sottoporsi a regolari controlli per verificarne l’evoluzione
nel tempo. In che modo si può capire se un neo si sta trasformando in un
melanoma? Basta seguire la semplice regola ABCDE, per la quale se il neo
diventa asimmetrico (A), ha bordi (B) irregolari e indistinti, un colore (C)
variabile, dimensioni (D) in aumento o si evolve (E) nel tempo, è il caso di
farlo controllare da un medico. A rischio, però, non sono solo le persone con
molti nei, poiché infatti devono fare molta attenzione anche quelle con
fototipo 1-2, con carnagione, capelli e occhi chiari. Se in famiglia ci sono
già stati casi di melanoma, inoltre, le probabilità di contrarlo aumentano e
anche chi si è scottato durante l’infanzia e l’adolescenza – molta cautela con
i bambini, dunque deve tenersi sotto controllo. Tuttavia, il principale fattore
di rischio resta l’esposizione cronica alla luce del sole. Perché tanti
scrupoli? La motivazione è semplice: fino a pochi anni fa il melanoma era
considerato un tumore raro, ma negli ultimi vent’anni la sua incidenza è
aumentata di oltre il 4 per cento ogni anno e le conseguenze di un melanoma non
trattato possono essere fatali. Negli stadi iniziali, basterà rimuoverlo
chirurgicamente, ma in quelli avanzati alcune cellule cancerose possono entrare
nel circolo sanguigno o linfatico (metastasi) e causare tumori secondari.
Basalioma – I carcinomi basocellulari sono i tumori
cutanei più diffusi e riguardano le cellule basali dell’omonimo strato
dell’epidermide – il più profondo. Raramente arrivano allo stadio di metastasi,
ma distruggono i tessuti circostanti e possono sfigurare. Nell’80 per cento dei
casi colpiscono generalmente testa e collo, seguiti da tronco (15 per cento),
braccia e gambe. I basaliomi appaiono come piccoli noduli perlacei o come
chiazze rosa che aumentano lentamente di dimensione, alcune volte sono
pigmentati per cui possono essere scambiati per melanomi e il trattamento più
usato è l’asportazione chirurgica. Anche nel caso dei tumori basocellulari, i
maggiori fattori di rischio riguardano l’esposizione al sole e il fototipo
(1-2).
Tumore squamocellulare – Questi carcinomi, chiamati anche
spinocellulari, hanno origine dalle cellule più superficiali dell’epidermide,
nello strato spinoso. Sembrano noduli o aree a bordi rialzati con una
depressione centrale, ulcerati e a volte sanguinanti. Per diffusione è il
secondo tumore cutaneo, dopo il basalioma. Può comparire ovunque sul corpo, ma
generalmente insorge su labbro inferiore, padiglioni auricolari, cuoio
capelluto, naso, dorso delle mani e genitali. Si rimuove con la chirurgia,
perché può generare metastasi, ma solitamente non è mortale. È più probabile
che si sviluppi su cute danneggiata e sofferente, magari a causa di precedenti
ustioni o cicatrici. Anche in questo caso il fattore che lo scatena è
l’esposizione solare e i fototipi chiari sono più a rischio. Questo tumore
colpisce maggiormente le persone con più di 40 anni.
La vitamina del Sole

Estratto dall'interessante libro La scienza sotto l'ombrellone
Grazie, a presto!
Nessun commento:
Posta un commento