Se si guarda il mondo con gli occhi di un bambino, senza tanti fronzoli per la testa insomma, ci meravigliamo di ciò che ci circonda. ma questo "meravigliarsi" cos'è? cosa scaturisce in noi la bellezza? cosa comporta l'azione "bella"?..
L’azione bella e la lotta
Accade in noi un processo attraverso il quale lo "spirito" è costretto ad uscire dalla propria
quiete e si trova esposto al dolore, all'infelicità, al conflitto. Quando
opposte esigenze di natura ideale ed universale stanno in lotta l’una con
l’altra all'interno di uno stesso soggetto, nasce il Pathos, che costituisce la
molla stessa dell’azione bella. L’arte
si trova nella spiacevole condizione di sollecitare il giudizio positivo e
l’ammirazione proprio di coloro che combatte. (Questa
problematica costituisce il tema centrale di Lev Tolstoj, il quale assegna all'arte una funzione sociale, morale e religiosa).
L’azione bella è per lo più un’azione immorale insomma. La cultura
è contaminata dalla corruzione della società, dalla divisione sociale tra
ricchi e poveri. Ne consegue l’egemonia di un’arte falsa e pervertita,
interamente votata alla ricerca del piacere.
Eppure
una risposta chiara e convincete a questo problema era nota fin dall'antichità.
Essa consiste nel distinguere tre forme diverse di vita attiva: il lavoro, la
produzione di opere e l’azione vera e propria. È evidente che l’esperienza
artistica appartiene al secondo tipo, l’artista è un Homo Faber. Non esiste una differenza sostanziale tra un'esperienza comune e un'esperienza di bellezza: ogni esperienza può
diventare estetica se proseguita e portata a compimento. Ciò che caratterizza
l’esperienza estetica è dunque il compimento; l’azione diviene bella nella
misura in cui mi impegno in essa, mi dedico ad essa, combatto per la sua manifestazione.
Ogni azione è in realtà iterazione
col mondo esterno. L’esperienza è veramente completa quando si materializza in
un’opera d’arte, perché così l’esperienza diventa trasmissibile comunicabile e
socialmente rilevante.
L’azione estetica come tensione utopica
L’arte, da un lato aspira a alla
compiutezza quindi, ma dall'altro contiene in se stessa una specie di frammentarietà che le impedisce di chiudersi in una totalità compiuta. L’arte è "immanenza" perché essa stessa si dà come qualcosa di esistente qui ed ora ma anche perché l’orizzonte utopico che essa apre è immanente,
è quello della rivoluzione sociale e non quello di Dio.
(La
vera figura maestra dell’irrequietezza utopica è Faust di Goethe. In lui
l’azione utopica si configura come un tendere che non si accontenta di nessun
risultato raggiunto, ma si appropria dell’esperienza acquisita per farne la
base di un ulteriore passo in avanti. Ogni godimento viene cancellato da una nuova
brama).
La
musica è la più utopica e sociale delle arti. C’è qualcosa di incompiuto tutto
teso verso l’oltrepassamento.
L’azione comunicativa
Problemi visti e discussi in passato come estetici vengono ora presentati come
questioni relative alla comunicazione. Il vero cambiamento è stato quando la ragione nel procedere dell'arte si pone come
momento di un istanza universale, individuabile
nella comunità illimitata della comunicazioni. Il
legame sociale si regge su un sentimento di empatia di identificazione con le
emozioni altrui. La società delle comunicazioni si delinea come una società del
sentire assai più che dell’agire, e così ne risente anche l'arte, ridotta a dover manifestare i sentimenti, ad esempio la felicità, in un selfie.
L’abbandono e l’ascolto
Perciò l’arte deve essere distinta sia
dalla filosofia, che si articola in concetti e sia dalla scienza che si sviluppa
attraverso funzioni. Mentre Le opere d’arte svolgono un ruolo fondamentale
nella stabilizzazione e nel mantenimento delle sensazioni emotive. Tuttavia i tre diversi piani dell’arte, della filosofia e
della scienza trovano un loro congiungimento nel cervello. Anche loro dunque
abbozzano la svolta dal terreno psichico.
Quindi quando guarderete un tramonto la prossima volta, ascoltate il vostro cuore e la vostra mente, e sentitevi un po artisti, ma anche scienziati e un po filosofi.
Grazie, a presto!
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